Egitto: ‘Ufficialmente, tu non esisti’ Scomparsi e torturati in nome della lotta al terrorismo

Cinque anni dopo l’esplosione di risentimento popolare contro decenni di malgoverno e di repressione che ha spazzato via il regime autoritario di Hosni Mubarak, l’Egitto è tenuto nella morsa d’acciaio della repressione. Un giro di vite per spazzare via il dissenso ha messo almeno 34.000 persone dietro le sbarre – per stessa ammissione del governo – ma potrebbero molte migliaia in più. Dalla cacciata di Mohamed Morsi nel luglio 2013, decine di migliaia di persone sono state detenute senza processo o condannate a pene detentive o di morte, molte dopo processi gravemente iniqui. L’organizzazione della Fratellanza musulmana (MB), precedentemente messa al bando da Hosni Mubarak e strettamente legata al Partito della libertà e della giustizia (il ramo politico della MB in Egitto), è stata bandita e riconosciuta come organizzazione “terroristica” da parte delle autorità. Mohamed Morsi, primo presidente democraticamente eletto in Egitto, è detenuto senza la possibilità di ricevere le visite dei familiari in attesa di esecuzione, insieme ad altri leader della Fratellanza musulmana e attivisti, da quando è stato deposto. La repressione da parte del governo è stata accompagnata da un aumento degli attacchi da parte di gruppi armati che hanno preso di mira polizia e esercito, persone comuni, ufficiali giudiziari e stranieri, a cui le autorità hanno risposto con una nuova legge antiterrorismo draconiana e altre misure alimentando ulteriormente l’erosione dei diritti fondamentali.

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